ecofollie

La maggioranza Ursula in Unione europea e il suo cavallo di battaglia, il Green Deal, sono ufficialmente in crisi. Lo testimonia il voto di ieri in Commissione Ambiente dell’Europarlamento sulla legge per il ripristino della natura finito in parità 44 a 44, con l’assenza dei voti necessari per proporre il testo finale alla votazione del Parlamento Ue. Per comprendere il valore politico di quanto avvenuto, basti pensare che è la prima volta in cui la Commissione Ambiente (Envi) respinge un elemento del Green Deal anche se il testo era già stato bocciato dalle Commissioni Agricoltura e Pesca.

In plenaria verrà perciò presentata la proposta di respingere la norma con la probabilità di una bocciatura definitiva più che concreta. Ad aver votato contro la «Nature restoration law» sono stati gli europarlamentari di Ecr, Id, Ppe e parte di Renewal preoccupati dal contenuto ideologico del testo (dalla rimozione delle dighe dai fiumi alla limitazione ai campi coltivabili e alla pesca, ai passaggi limitativi della proprietà privata).

Il risultato del voto ha provocato uno scossone tra i verdi e i socialisti che si sono lanciati in una serie di dichiarazioni al vetriolo puntando il dito contro i popolari. Curiose le parole del relatore socialista spagnolo Cesar Luena che ha affermato: «Andiamo verso un lavoro di negoziato per la plenaria e faccio appello in particolare al Ppe: tornate al tavolo del Green Deal, tornate al consenso scientifico e sociale». In sostanza, essere contrari alle euro follie in materia ambientale, significa opporsi «al consenso scientifico e sociale» e, non pago, Luena si è appellato al presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen chiedendo un suo intervento.

Di tutt’altro tenore la reazione del centrodestra italiano a partire dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin secondo cui «il voto della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, che ha bocciato la proposta di legge Ue sul ripristino della natura, conferma che le riserve espresse dall’Italia erano fondate e condivise». Sono proprio gli eurodeputati del Ppe di Forza Italia Francesca Peppucci, Fulvio Martusciello e Massimiliano Salini, membri della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, a rispondere indirettamente a Luena: «Sconfitto l’estremismo ambientale socialista. Crolla il primo pilastro su cui Timmermans aveva costruito il proprio pacchetto di proposte che avrebbe messo in ginocchio agricoltori e imprese».

I deputati europei della Lega Rosanna Conte, Gianna Gancia, Maria Veronica Rossi parlano invece di una «immagine emblematica della situazione di paralisi che caratterizza l’ormai ex maggioranza Ursula, confusa e allo sbando». Il voto è un segnale importante, perché certifica l’inizio della fine dell’era del Green Deal per poi chiosare «un’altra maggioranza è possibile».

Mentre per componenti della Commissione Envi di Fratelli d’Italia-Ecr Nicola Procaccini, Pietro Fiocchi e Sergio Berlato «la maggioranza composta dall’Ecr, il Ppe, Id e parte di Renew ha respinto il tentativo delle sinistre verdi e rosse di riportarci indietro all’età della pietra, verso un ambientalismo ideologico di stampo socialista opposto alla nostra visione ecologista nella quale gli esseri umani con le loro attività non sono in conflitto con la natura».

Ora la palla passa all’Europarlamento con il voto a Strasburgo previsto dall’11 al 13 luglio per fermare definitivamente l’ennesima ecofollia e mettere la parola fine alla legge per il ripristino della natura.

 

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