Domani a Napoli Forza Italia segna un’altra tappa della sua storia: la celebrazione dei 30 anni dalla prima vittoria elettore alle elezioni politiche del 1994, che si tennero il 27 e il 28 marzo. Libero ne parla con Fulvio Martusciello, capo delegazione degli azzurri all’Europarlamento e coordinatore regionale della Campania.
Domani arriva Antonio Tajani. Perché festeggiare i 30 anni di una vittoria elettorale?
«Quella non fu solo una vittoria elettorale, ma una data che ha cambiato la storia di questo Paese. Quella data, anzi, è la storia stessa di questo Paese. Antonio Tajani non viene a Napoli per un atto di memoria. Ma sarà qui perché è colui che ha raccolto dalla polvere il 12 giugno (giorno della scomparsa di Silvio Berlusconi n.d.r) la bandiera finita in terra e l’ha rialzata, ha cominciato a sventolarla con forza, in modo da farla percepire in tutta la Penisola. Tajani, dunque, viene a Napoli per celebrare le vittorie che verranno. E per raccontare quelle che abbiamo vissuto».
A Napoli, peraltro, si chiuse la campagna elettorale di Forza Italia proprio di quelle elezioni del ’94. Lei che è azzurro della prima ora, cosa ricorda?
«I coordinatori regionali del 1994 erano ragazzi straordinari. Qui in Campania, c’era Antonio Martusciello, che poi nel 2001 sfiorò la vittoria come candidato sindaco di Napoli. Nel novembre 1993, la sinistra con il 30 per cento dei voti aveva preso il 90 per cento dei sindaci. I moderati erano spaventati dalle prospettive che questo poteva innescare e si percepiva quel clima. Forza Italia seppe immediatamente intercettare un elettorato di riferimento: famiglie, imprese, ma anche anziani e casalinghe. Guardi, penso che Silvio Berlusconi sia entrato nelle nostre vite proprio in quei giorni del 1994, e non è mai uscito, neanche in quel terribile lunedì di giugno».
Ha letto gli ultimi appunti di Silvio Berlusconi dal San Raffaele diffusi dalla figlia Marina? È stato difficile rileggere quella grafia? Vi siete commossi?
«Pensavamo di aver finito le lacrime quel 12 giugno poi Marina ci ha fatto scoprire che ne avevamo ancora altre da versare. Ma ci ha regalato anche gioia pura perché quelle parole in quella sequenza sono il nuovo inno d’Europa. L’Europa dei nostri fondatori che dopo il 1945 dissero: “quanto accaduto non dovrà più accadere”’. La ricerca incessante della pace e della libertà è dentro ogni uomo europeo. Ho l’impressione che qualche volta lo dimentichiamo ma Silvio Berlusconi, in quello scritto, ha riaffermato questo principio. Insieme ad un altro, la libertà. Prima del 1994 questa parola non era nel vocabolario politico degli italiani. Grazie a Berlusconi l’hanno riscoperta, accarezzata, difesa».
È partita la campagna elettorale per le Europee. Salvini vi ha accusato per il vostro sostegno alla commissione Von der Leyen…
«Ho letto Matteo Renzi, il quale ha dichiarato che vuole mandare a casa Ursula Von der Leyen manco fosse la sindaca di un piccolo comune toscano. Salvini uguale. Ma davvero pensiamo di poter far contare in Europa l’Italia dicendo queste castronerie? L’Italia la si difende stando nelle commissioni che contano, curando i dossier che contano, frequentando il parlamento europeo, tessendo relazioni con i colleghi per poter avere il loro supporto. Salvini mi sembra più preoccupato di non isolare Le Pen che di isolare se stesso. Noi invece abbiamo una visione di insieme sulle grandi sfide che ci aspettano. E su tutti i temi il Ppe sarà protagonista».
Vi siete fissati il traguardo del 10%. Se Forza Italia supererà la Lega, avanzerà qualche rivendicazione nel governo?
«Le elezioni europee servono per dare un parlamento all’Europa non per mettere in difficoltà governi in Europa. Forza Italia avrà uno straordinario risultato e sa perché? Perché Tajani è come Abebe Bikila, il maratoneta etiope che vinse scalzo la maratona alle olimpiadi di Roma nel 1960. E le elezioni europee assomigliano tanto alla maratona».
FONTE https://www.liberoquotidiano.it/